Monday, August 21, 2006

Solare

Nel buio della stanza lei sorride e mi guarda.

Io vedo solo il luccichio dei suoi occhi che mi cercano perché conoscono la mia voce.
E' quasi cieca ma vede me e oltre il mio tempo, avanti ed indietro.
E' molto vecchia ma ha la lucidità e l'allegria di una bambina.

Mi siedo accanto a lei e la bacio.
Lei mi sorride con un danzare di denti ed il suo sorriso assurdo mi illumina.
Lei mi racconta ed il tempo andato ritorna.

Ricompare una nonna acquisita da un matrimonio finito presto in tragedia.
Una nonna vampiro che le ha succhiato la vita
ed i pochi soldi guadagnati portando pesi di fieno più grandi di lei,
con nella pancia un figlio od un figlio perduto od un desiderio mai detto.

Serpeggia la crudeltà di una miseria che condannava tutti all'accaparramento
e faceva sciupare i fiori sullo stelo.

Lei era un fiore, piccolo, ma forte e testardo.
Ha pianto spesso per quella nonna maledetta.
Lei ha bevuto le sue lacrime e con esse è molte volte rifiorita.

Con i soldi
avuti dal marito costretto a giocare una partita non sua
sui confini dell'absburgico impero, nella lontana Croazia,
soldi negati con coraggio alla nonna vampiro,
ha comperato una radio, assieme al fratello,
succhiando la forza dalla borraccia delle sue tante lacrime.

Ora è felice, incredibilmente vecchia, forte, felice.
Ora dispone del suo tempo ed è felice.

Ha dovuto attendere ottanta anni, ma ora è solo sua.

Dal suo corpo emana una sensazione di pace, che illumina la stanza.
A starle vicino senti un senso di forza che ti invade
e la sua figura rimpicciolita dal tempo
è incredibilmente solare.


tarassaco

Sunday, August 20, 2006

Attraverso una ruota di bicicletta

Forse attraverso i raggi di una ruota di bicicletta riuscirei a vedere le cose meno storte, uno spicchio qua uno là e se quello di là non ti va guardi quello di qua o quello di sotto oppure tiri su la ruota e la fai girare e i raggi girano ed oscurano tutto e poi speri che la vista sia migliore: lo spicchio di qua più allegro di quello di la..
.....lo zen dei raggi di una ruota di bicicletta...

Thursday, August 10, 2006

...strega

strega

La Strega

La Strega camminava veloce nella via, il viso tutto arrotolato in mille rughe di rabbia, la veste nera spazzava il marciapiede battuto dai piedi furiosi che avanzavano, uno di seguito all'altro, con rabbiosa frenesia, nel vano tentativo di fuggire da se.

Lo scettro di un tempo, l'amata scopa, penzolava di lato, legata in vita con una fusciacca grigia e seguiva mestamente la padrona che procedeva senza una meta, avvolta da una nube di livore e disperazione.

Lei era una Strega, ma nessuno vedeva la Strega che era in lei, tutti vedevano solo una donna grigia, rabbiosa, lunatica.
La splendente e magica Strega che le sonnecchiava dentro non la vedeva nessuno.
Ormai nemmeno lei credava più di essere una Strega, ma una donnetta qualunque senza passato, senza futuro, in un presente immobile che la soffocava e che non riusciva a vivere.

La rabbia, il livore, le facevano chinare la testa e affrettare sempre di più il passo verso il nulla.

Ma poi un uccello gorgheggiò e un bambino disse : Mamma, guarda, una strega !
Il bimbo ricevette un sonoro manrovescio dalla madre e l' ammonimento ad esser più rispettoso con i vecchi.
Quel ceffone la risvegliò, nelle lacrime del bimbo rivide tutti i suoi passati e contemplò i suoi fantastici, poliedrici futuri.

Alzò lo sguardo dal marciapiede verso il cielo e i suoi occhi si riempirono di blu, afferrò la scopa e la saggina brillò come fili d'oro, la sua veste nera divenne luccicante come una rara seta orientale, il volto si distese e ricomparve il suo antico, estatico, sorriso e allora, solo allora, si ritovò:

Lei era una Strega !

Salì sulla sua scopa e volò, finalmente in alto, nel cielo amico, donando al bambino la vittoria della fantasia sul perbenismo e regalando alla scettica madre la possibilità di credere ancora nelle Streghe.

la
gennaio 2001

Tuesday, August 08, 2006

Ponterosso

Sassi

Riflessi

Friday, August 04, 2006

In un rifugio

fuoco

 

L’azalea

La mia azalea è lì.
L’avevo dimenticata una estate di mille anni fa,
in un vaso di coccio, con i rami spogli tesi verso un sole abbagliante.
La mia azalea è lì.
Sul freddo terrazzo, adagiata nella nebbia,
fiorisce testardamente con inaspettati sorrisi rosa pallido
che tremolano sul verde fuoco d’artificio delle sue foglie.
La mia azalea è lì.
Assurdamente fiorita in un tempo non suo,
una goccia di primavera in una nebbiosa litania di giorni sbiaditi.
La mia azalea è lì.
A ricordarmi che tutto è possibile.

la
2.12.99